Quando il primo numero di National Geographic Italia entrò in casa e arrivò sulla mia scrivania di studente al terzo anno di Liceo Classico, le tigri di Michael Nichols in copertina, i coralli del Mar Rosso di David Doubilet, il Nepal di Robert Caputo e la Beirut di Ed Kashi furono una folgorazione. Per un giovane appassionato di fotografia assetato di storie quale già ero allora, tutto ciò non poteva che apparire come un sogno. Era il febbraio del 1998.
Oggi che il febbraio è quello del 2023, l’edizione italiana di National Geographic compie 25 anni e celebra il suo traguardo con una copertina fatta di tante copertine, scelte tra le più significative di una storia lunga 300 mesi e scandita da altrettante uscite.
Ecco perché è per me una grande emozione ritrovare lì in mezzo anche quello di luglio 2017, quello con il mio reportage sull’astronauta Paolo Nespoli che a sessant’anni era pronto ad affrontare il suo terzo viaggio nello spazio. Storia nella storia, la rivista uscì solo pochi giorni prima del lancio, quando Nespoli era già a Baikonur, in Kazakistan, nel pieno della quarantena prevista prima di qualunque missione nello spazio. Con la complicità dell’ESA riuscii a recapitargli una copia della rivista che non solo arrivò a destinazione ma da lì intraprese un altro viaggio straordinario: insieme a Nespoli, lasciò prima la Terra a bordo della navicella Soyuz e poi fece il suo ingresso all’interno della Stazione Spaziale Internazionale.
C’è una foto che documenta tutto ciò: l’ha scattata Nespoli, e ha come sfondo la Terra.
Un sentito grazie alla redazione, interlocutrice complice e preziosa che ha creduto sin dall’inizio in questa storia: Marina Conti innanzitutto, il direttore Marco Cattaneo, Marco Pinna, Marella Ricci e l’instancabile Anna Maria Diodori.